Nato ufficialmente nel 1874 e celebrato ogni anno nel mese di febbraio, il Carnevale storico deve le sue origini alla fondazione della Società di Bertoldo, la prima fra le società carnevalesche che ancora oggi si sfidano durante la sfilata dei carri allegorici, accompagnate dalle maschere fisse Ocaròn, Santòn e Marcòn e dalle mascherate a piedi.

Sono i giorni del mondo alla rovescia, animati dall’acerrima competizione tra i carristi, dagli sforzi segreti per fare il carro più bello e dagli scherzi a tutto spiano.

Il momento culminante della prima domenica è lo “Spillo”, la caratteristica unica del Carnevale persicetano: ogni carro giunto in Piazza del Popolo “si dischiude” e si trasforma rivelando la propria allegoria.

Ingegnosi meccanismi fanno apparire come per magia forme nuove, colori inediti, maschere e personaggi che danzano e recitano una pantomima. Il carro si fa palcoscenico, la piazza teatro.

Dall’alto assiste il Re Bertoldo con la sua corte, la regina Marcolfa e Bertoldino: descritto in chiave ironica e burlesca dallo scrittore persicetano Giulio Cesare Croce, il contadino “scarpe grosse e cervello fino” esprime l’arguzia e lo sberleffo irriverente in un linguaggio diretto e concreto e diviene nell’Ottocento il Re del Carnevale.

Partono i pronostici ufficiosi sui risultati, la giuria si difende dalle indiscrezioni e la tensione culmina l’ultima domenica con la lettura della classifica, la premiazione dei vincitori con il Gonfalone Bianco e la consegna dell’infame bandiera nera all’ultimo arrivato. Il mondo alla rovescia si ritira per tornare puntualmente il prossimo anno!